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Frontiera dei rendimenti

Life Strategy

Investire nel lungo periodo significa principalmente fare una scelta coerente con la natura umana.

Chi non vuole vivere a lungo e con il minor “numero di problemi” possibile?

La spinta alla sopravvivenza è una caratteristica presente in tutte le specie animali di questo pianeta.

Senza addentrarci in temi più etici che economici (di cui l’economia e la finanza DEVE farne parte), la strategia cosiddetta LIFE STRATEGY che obiettivo si pone?

Semplicemente, si fa per dire, raggiungere gli obiettivi di vita che hanno attinenza al soddisfacimento della autorealizzazione personale ed individuale, e, nel momento nel quale questi coincidono con l’automatico soddisfacimento degli altri attori economici, il meccanismo naturale si compie.

Quando acquistiamo un prodotto in realtà paghiamo stipendi, imposte, materie prime e creatività che attraverso il processo imprenditoriale di trasformazione, sono diventati un oggetto o un servizio che migliora la nostra vita. Qualunque essa sia.

Quindi la LIFE STATEGY è un processo che distoglie l’attenzione dall’accumulo fine a ste stesso ma riporta a valori naturali la nostra propensione a difenderci dagli eventi avversi futuri.

In lingua italiana li chiamiamo rischi ma in matematica si chiamano eventi con una certa probabilità di accadimento.

Un portafoglio LIFE STRATEGY ha l’obiettivo quindi di mantenere questo grado di rischio (volatilità o evento con una certa probabilità) stabile nel tempo ma per fare questo c’è bisogno di alcuni interventi nel corso della vita.

Mettiamo che una certa combinazione di investimenti dopo un certo tempo ha complessivamente performato positivamente, questo significa che i “pesi” inziali stabiliti per una certa classe di rischio si sono automaticamente modificati perchè alcune componenti interne sora “pesano di più” per effetto della loro crescita (performace).

Bisogna quindi “ribilanciare” e riportare i pesi al loro stato iniziale.

In questo modo si consolidano le performance e le si mettono al riparo dalle discese del mercato.

Semplice?

No, non proprio. Noi da sempre usiamo questa strategia e ora alcuni prodotti “attivi” di ETF  la propongono con un algoritmo automatico.

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Mobilità elettrica

Si fa un gran parlare della mobilità elettrica nel futuro e nel presente dell’industria automobilistica.

Certo, siamo probabilmente all’inizio di un processo di elettrificazione dei veicoli che mira a ridurre l’inquinamento nelle grandi città, ma accende i fari su una ancora non adeguata catena di fornitura energetica basata dalle fonti oggi a disposizione.

Non solo la tecnologia dei motori elettrici è quasi più antica dei quelli endotermici, ma è anche più semplice e quindi in linea teorica meno costosa.

La sfida quindi non è solo nella produzione di veicoli elettrici ma nell’approvvigionamento, allo stato attuale insufficiente per far circolare tutte le auto esistenti ad energia elettrica.

Sarà il nucleare la risposta, magari a fusione che come il sole non produce scorie radioattive dannose per l’uomo e l’ambiente?

E’ ancora presto per saperlo ma il processo è in atto e come sempre chi primo arriva…meglio alloggia.

Oltre ai brand più conosciuti come Tesla, ci sono le altre case produttrici che promettono modelli sempre più efficienti e all’avanguardia ed inoltre questo scenario apre a nuovi brand che oggi, visti i costi delle produzioni endotermiche a livello progettuali, non sono ancora presenti ma potrebbero essere i prossimi Unicorni industriali

Insomma, assemblare un’auto elettrica è molto più facile e molto meno costoso rispetto ad un’auto endotermica.

Con relativi costi di manutenzione e necessità di avere una rete capillare di concessionari ed officine, davvero minimi.

Come poter investire in maniera diversificata in questo settore?

Esiste un indice replicato da ETF che fa questo lavoro per noi.

L’Indice rispecchia la performance di un sottogruppo di titoli azionari globali di paesi ammissibili compresi nello STOXX Global Total Market Index (l'”Indice originario”)che ricavano entrate significative da veicoli elettrici e tecnologie di guida assistita, incluse le società coinvolte nella produzione di veicoli elettrici e autonomi, fornitori
di batterie per veicoli elettrici e altri fornitori nella catena di approvvigionamento di produttori di veicoli elettrici e autonomi, come determinato dal fornitore dell’indice.

Le società incluse nell’Indice devono generare almeno il 50% (45% per le società già incluse nell’Indice) delle loro entrate annuali da settori collegati al tema dei veicoli elettrici e delle tecnologie di guida assistita.

Inoltre, l’Indice mira ad avere un numero minimo di 80 componenti per ogni ribilanciamento; tuttavia, se l’applicazione del filtro del fatturato determina un risultato inferiore a 80 componenti nell’indice, questo viene progressivamente abbassato conformemente alla metodologia del fornitore dell’indice, finché il numero dei componenti risulta pari o superiore a 80. Le società all’interno dell’Indice devono altresì rispettare i criteri del fornitore dell’indice relativamente a capitalizzazione di mercato e volume di negoziazione, e avere sede in uno dei paesi idonei, determinati anch’essi dal fornitore dell’indice.

L’Indice esclude società dell’Indice originario identificate dal fornitore dell’indice come coinvolte in determinate linee/attività commerciali indicate nella descrizione dell’Indice del Fondo nel Prospetto del Fondo.

Al momento dell’acquisto, gli investimenti del Fondo in titoli che compongono l’Indice devono soddisfare i requisiti ESG o i requisiti di credito dell’Indice. Qualora i titoli non dovessero più soddisfare tali requisiti, il Fondo potrà continuare a detenere i titoli in questione fino a quando non faranno più parte dell’Indice e sarà possibile
venderli.

Il Fondo terrà conto di tali criteri ESG solo nella selezione dei titoli che saranno detenuti direttamente dal Fondo.

Il Fondo può acquisire un’esposizione indiretta (ad esempio, attraverso strumenti finanziari derivati (“SFD”) (ossia investimenti i cui prezzi si basano su una o più attività sottostanti) e quote di organismi di investimento collettivo) a titoli che si ritiene che non soddisfino tali criteri ESG. L’Indice può comprendere componenti a bassa, media e/o grande capitalizzazione di paesi sviluppati ed emergenti di tutto il mondo, presenti nell’Indice originario. A ogni componente dell’Indice viene attribuita la stessa ponderazione rettificata a ogni ribilanciamento dell’Indice.

Il Fondo utilizza tecniche di ottimizzazione per ottenere un rendimento simile all’Indice. Tali tecniche possono includere la selezione strategica di alcuni titoli che
compongono l’Indice o altri titoli che forniscono risultati simili ad alcuni titoli costituenti. Possono altresì comprendere l’uso di SFD a fini di investimento diretto. Si prevede un uso limitato di SFD per questa Categoria di Azioni.

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Le 50 aziende più grandi al mondo. The 50 Titans

Spesso molti credono convintamente che il mondo delle società quotate più grandi, sia di fatto precluso ai piccoli investitori.

In realtà sono proprio i piccoli investitori che ormai controllano le maggioranze all’interno delle multinazionali grazie a due fattori:

  1. I fondi d’investimento e gli ETF hanno acquistato ed acquistano continuamente azioni delle multinazionali e quindi ne determinano le politiche industriali. Gli ETF ad esempio sono disponibili a chiunque abbia un conto corrente e le quote minime da investire sono poche decine di euro o dollari.
  2. L’esistenza stessa del mercato permette ai piccoli di partecipare alla vita sociale delle imprese anche quelle gigantesche (o titaniche). Senza la quotazione e quindi senza il mercato dei capitali, i monopoli sarebbero gli unici attori a muoversi in un deserto di offerta come testimoniato ampiamente dai sistemi a pianificazione socialista.

E’ possibile allora davvero con pochi euro diventare azionista contemporaneamente delle 50 aziende più grandi del globo?

Si certo.

La proposta di approfondimento è proprio su un apposito indice creato dalla Dow Jones dal nome davvero evocativo:

Global Titans 50 Index.

Il Dow Jones Global Titans 50 Index è un indice aggiustato per il flottante di 50 tra le più grandi (per capitalizzazione di mercato) e le più note società blue chip quotate alla Borsa di New York, all’American Stock Exchange, al Nasdaq, all’Euronext, alla Borsa di Londra e Borsa di Tokyo. L’indice rappresenta le azioni più grandi e più liquide scambiate nei singoli paesi. È stato creato da Dow Jones Indexes per riflettere la globalizzazione dei titoli blue chip internazionali sulla scia delle fusioni e della creazione di megacorporazioni.

Il DJ Global Titans 50 fa parte degli indici Dow Jones Global Titans che sono stati creati per riflettere la globalizzazione dei titoli blue chip internazionali sulla scia delle fusioni e della creazione di mega-corporazioni.

Sono società a grande capitalizzazione con almeno alcune delle loro operazioni al di fuori dei loro mercati nazionali. Ciascun indice è costruito selezionando titoli dai corrispondenti indici di riferimento dei Dow Jones Global Indexes.

Dow Jones offre anche gli indici Dow Jones Sector Titans, che sono indici globali che coprono titoli a grande capitalizzazione in settori come servizi finanziari, prodotti chimici, beni e servizi industriali, energia, beni di consumo e beni e servizi non ciclici.

Se vuoi scoprire come investire facilmente tramite la tua attuale banca sulle 50 aziende più grandi al mondo, puoi cliccare qui e fissare una call gratuita 

 

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Spazio 2021 – Nuova frontiera

Chi lo avrebbe mai detto solo qualche anno fa?

E’ stato lanciato un nuovo indice, e di conseguenza un nuovo fondo replicante ETF sulle aziende che investono nella conquista dello spazio.

Le descrizioni dei film anni ’70 che stimolavano la fantasia di noi bambini, da Star Trek, Star Wars, 2001 Odissea nello spazio ora sembra sia diventata realtà.

Dove sta il business?

Dobbiamo capire come, le aziende impegnate in questo nuovo business, estrarranno profitto da queste attività perchè le notizie sono ancora poche e frammentate ma se imprenditori del calibro di Musk, Bezos, Branson si sono buttati a capofitto sul progetto, ne vedremo delle belle.

Propongo dalla fonte Forbes alcuni spunti.

Se sei interessato a conoscere nel dettaglio questo tipo di investimento puoi cliccare qui per prenotare una call.

Il miliardario Jeff Bezos si prepara al suo primo viaggio nello spazio, ma il mondo della space economy non è più solo una cosa per super ricchi o per film di fantascienza. Dietro, infatti, c’è un’industria in crescita con una filiera di aziende private che vi contribuiscono con la loro attività qui sulla Terra. Questo ne fa un trend d’investimento.

Infrastutture cloud e 5G direttamente dai satelliti

“L’infrastruttura spaziale permette l’uso di numerose tecnologie come il cloud, il 5G, l’IoT (internet delle cose), la blockchain e altre ancora. Siamo orgogliosi di partecipare nel dare accesso all’interesse e agli investimenti verso la space economy. Il coinvolgimento di imprenditori di grande successo come Elon Musk, Sir Richard Branson e Jeff Bezoz testimonia perfettamente il potenziale di crescita di tale segmento”.

Il prodotto è stato sviluppato sulla base di un indice costruito su misura, lo Space Index. Quest’ultimo raggruppa circa 30 aziende della space economy tra cui telecomunicazioni via satellite, produzione, collocazione, messa in opera e manutenzione di razzi e satelliti, produzione di equipaggiamento usato nei sistemi satellitari, tecnologia e hardware spaziale, immagini basate sullo spazio e servizi di intelligence.

“La commercializzazione dello spazio, sia che si tratti del lancio di satelliti per far fronte alla domanda crescente di trasferimento dati o per sostenere il sistema GPS e le previsioni meteo, mostra come questo settore sia parte della vita quotidiana delle persone e non si fermi alla sola esplorazione dello spazio”

Il turismo spaziale. Un nuovo trend riservato ora solo ai più facoltosi

Gli investimenti si concentrano sugli operatori di satelliti e produttori di hardware e i principali titoli per peso sono Trimble Inc., Gamin LtdDISH Network CorpEutelsat Communications e SKY Percet JSAT Holdings Inc ma l’indice farà posto anche ad aziende di turismo e accoglienza nello spazio ora che i costi stanno calando e la domanda può essere finalmente soddisfatta. 

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Fiscalità Protezione Patrimoniale

Aumenta il rendimento e proteggi il patrimonio. In modo semplice

Non esiste solo la ricerca della performance quella espressa in % per intenderci.

La performance è un concetto più ampio e comprende anche un assetto giuridico appropriato.

Proviamo a pensare di conseguire alti rendimenti finanziari ma all’interno di un assetto giuridico non corretto. Il tutto verrebbe vanificato al primo problema magari non legato ai mercati.

Quali sono gli eventi per chi ha rischio d’impresa (per molti) o rischio morte (tutti)?

Nella vita sappiamo che i rischi che ci cadono addosso hanno sempre una caratteristica che spesso non lascia scampo ed è l’imprevedibilità.

Ma proviamo invece a prevedere questi principali rischi più frequenti (non in ordine di gravità):

  • Divorzio
  • Rischio d’impresa
  • Morte e improvvisa successione
  • Contenziosi fiscali
  • Contenziosi legali
  • Tassazioni patrimoniali
  • Tassazione delle plusvalenze (26%) ad ogni movimento
  • Mancata compensazione tra minus e plusvalenze
  • Mancanza di privacy e anonimato

E ancora altri che riguardano la sfera della persona come una malattia o un infortunio.

Esiste un assetto giuridico e patrimoniale che vada bene per tutti?

No, non esiste perchè va studiato in modo multidisciplinare e costruito tailor-made.

Possiamo però ipotizzare che nella maggior parte dei casi la situazione dell’investitore italiano è molto esposta a quasi tutti questi rischi.

I dossier titoli sono intestati alla persona fisica o cointestati sui quali non è possibile avere alcun riparo da nessuno dei rischi elencati.

Un primo provvedimento potrebbe essere la costituzione di una holding (società che detiene, tradotto dall’inglese) di famiglia che si intesti la parte attiva del patrimonio.

Il codice civile italiano prevede molteplici forme di holding sia sotto forma di società di capitali che di persone.

Questo assetto risolve i problemi:

  1. Privacy (il sistema non collega la persona fisica direttamente all’intestatario del patrimonio)
  2. Divorzio (con un patto societario ben scritto, si evitano inutili spese legali)
  3. Passaggio generazionale più semplice

Nella nostra esperienza abbiamo capito dopo tanti anni che le cose semplici sono le più efficaci ed ecco perchè abbiamo ideato un percorso che è adatto a tutti i clienti che hanno importanti consistenze patrimoniali.

La holding+banca depositaria all’estero+ conto assicurativo+patto di famiglia.

Una struttura semplice, con costi davvero bassi e riconosciuta totalmente dal diritto interno che, al contrario del trust, gode di totale trasparenza fiscale e quindi totalmente accettato dalle istituzioni italiane.

Questo assetto risolve tutti i rischi elencati:

  • Divorzio
  • Rischio d’impresa
  • Morte e improvvisa successione
  • Contenziosi fiscali
  • Contenziosi legali
  • Tassazioni patrimoniali
  • Tassazione delle plusvalenze (26%) ad ogni movimento
  • Mancata compensazione tra minus e plusvalenze
  • Mancanza di privacy e anonimato

Se vuoi approfondire clicca qui per prenotare una call gratuita e ti verranno spiegati i vari passaggi e potrai chiedere circa i tuoi eventuali dubbi.

 

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MacroEconomia

Crypto semplici

Non c’è niente di peggio che seguire le mode quando parliamo di investimenti finanziari.

Già il titolo ti dovrebbe incuriosire “crypto semplici” perchè è in linea con il bombardamento che la stampa e i media in generale stanno facendo sull’argomento.

Ma cosa sono le cryptovalute?

Quando mi chiesero nel gennaio 2018 di tenere un convegno su Bitcoin alla Banca Popolare di Piacenza, la folta platea presente, era ansiosa di capire se potevano avere da me informazioni importanti per capire meglio il fenomeno Bitcoin.

Il titolo del mio intervento era “Bitcoin, il frutto del peccato” e scandalizzò, come ovviamente deve fare la prima mela, molti accademici presenti.

Purtroppo le fonti “di verita”sono scarse o meglio “quelle cattive” sono abbondantissime e tendono a mistificare la realtà della natura di Bitcoin, le ragioni della sua nascita, e il suo ruolo nell’economia.

Spesso capita, e lo siamo anche in questo caso, concentrati sul rendimento, sulla crescita fenomenale di prezzo o come in questi giorni nel panico per la sua brusca discesa.

La natura di Bitcoin

In quel convegno affrontai il tema partendo dalle motivazioni che portarono la nascita di Bitcoin e su un dato che nessuno aveva analizzato prima e mi riferisco alla sua volatilità.

La natura dei grandi guadagni ha come madre generatrice proprio la volatilità enorme ed è quel frutto del peccato che ci attira verso questo tipo di investimenti ma non vogliamo poi pagare il prezzo “dell’ira divina” e cioè del suo lato psicologicamente duro da sopportare.

Il relativo downtrend (discesa dei prezzi).

Molti confondono la “fotografia” che vedono nel loro dossier titoli con il valore del loro patrimonio tradotto in € e si fanno prendere da ansia ed euforia (dipende in che fase siamo) le quali scatenano comportamenti irrazionali in entrambi i casi.

Acquistare panieri di cryptovalute in modalita “easy”

Sulla natura ed il ruolo di Bitcoin e delle altre Crypto scriverò la mia opinione in un prossimo articolo ma oggi segnalo che se le cryptos sono una cosa che ti attirano con relatvi rischi/opportunità, puoi anche semplicemente in un’ottica di diversificazione, acquistare delle quote di ETF quotati che al loro interno acquistano cryptos.

Questo evita una serie di problemi sia di monitoraggio che fiscali e di sicurezza rispetto a piattaforme di dubbia (a volte) trasparenza.

Se serve un aiuto puoi sempre fissare una call cliccando:

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MacroEconomia

Investire nel lusso globale

Il lusso come asset accessibile

Investire nel lusso significa investire nel settore con uno dei mark-up più elevati.

Il lusso significano aziende dove la ricerca e la qualità rappresentano gli investimenti più cospicui dopo gli investimenti nel marketing, comunicazione e pubblicità.

Gli effetti della pandemia a livello global

La pandemia di COVID-19 ha agito da catalizzatore producendo
un profondo cambiamento nell’industria dei beni di lusso. Le
vendite online sono salite molto nel 2020 fino a raddoppiare la
loro percentuale rispetto alle vendite di beni di lusso globali, dal
12% del 2019 al 23%; si tratta dunque del canale distributivo in
più rapida crescita. Il segmento online diventerà prevedibilmente
il canale principale degli acquisti del lusso entro il 2025, con una
trasformazione radicale nella distribuzione di questi prodotti.
L’ascesa dell’e-commerce rappresenta un’opportunità strategica per
i grandi marchi del lusso di raggiungere nuove regioni e mercati,
ma anche di proteggere i margini di utile, dato che i negozi fisici
vengono sostituiti dalle piattaforme digitali che favoriscono la
vendita diretta in tutto il mondo.

Investire in un unico strumento che comprenda le maggiori Maisons protagoniste di questo settore

La ciclicità del mercato ha favorito i maggiori marchi del lusso, in
particolare quelli che hanno creato range di prodotti diversificati
e che si rivolgono sia al mercato di massa che a quello di alta
gamma. Per esempio, nel 2018 il 20% dei principali marchi della
moda rappresentava il 177% della redditività del settore4, a
conferma della tendenza del mercato del lusso in cui prevalgono
pochi grandi brand. Oltre alla forza del brand, le dimensioni
consentono di crescere orizzontalmente, in nuove categorie del
lusso, incoraggiando le fusioni e le acquisizioni nel settore, come
la recente acquisizione di Tiffany & Co. da parte di LVMH. L’indice
S&P Global Luxury raggruppa le aziende meglio posizionate per
capitalizzare la crescita strutturale a lungo termine dell’industria
globale del lusso.

Com’è composto l’indice del lusso

L’indice è composto da 80 delle maggiori società quotate in
Borsa che si occupano della produzione e della distribuzione di
beni di lusso o della fornitura di servizi di lusso e che soddisfano
determinati requisiti di investibilità. I componenti dell’indice sono
ponderati in base alla capitalizzazione di mercato corretta per il
flottante moltiplicata per un punteggio di esposizione al lusso,
soggetto a limiti di peso per singolo titolo. Questo si traduce
in un paniere diversificato e investibile di società con una forte
esposizione al tema del lusso globale.

Un segmento da inserire nei portafogli in un’ottica di diversificazione e di extra-performance rispetto agli indici generalisti

Per avere informazioni puoi prenotarti una call di 30 minuti cliccando qui.

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Fiscalità

Ottimizzare la fiscalità del tuo portafoglio

Molti mi chiedono come poter ottimizzare la fiscalità del proprio portafoglio titoli.

La legge fiscale italiana è complessa (non è una novità) e pesante in termini di prelievo (e anche questa non è una novità).

I 3 regimi fiscali attualmente opzionabili hanno tutti delle lacune che producono distorsioni anche gravi.

Per esempio, considerando la stragrande maggioranza delle posizioni di residenti fiscali italiani, quest’ultimi hanno optato per il regime di risparmio amministrato.

Significa che un portafoglio che contenga vari titoli che il fisco giudica fiscalmente diversi, non possono compensare tra di loro minusvalenze e plusvalenze all’interno dello stesso dossier titoli.

Mi spiego meglio:

Se ho conseguito 100 € di plusvalenza sul titolo azionario Alfa non posso compensare le minusvalenze del fondo comune Beta.

In questo caso devo pagare 26€ di tasse che la banca che ho eletto sostituto d’imposta, mi preleva e le minusvalenze le potrò compensare con altre plusvalenze nel comparto fondi non oltre il 4° anno.

Questo è il meccanismo a mio parere assurdo che si va a formare nella gestione dei propri risparmi e che può rappresentare un problema anche sulla performance.

Proviamo a pensare di reinvestire tutta la plusvalenza senza che sia depotenziata da questo meccanismo di prelievo e possiamo subito intuire la potenzialità in termini di aumento della performance grazie al reinvestimento degli utili.

Ma come è possibile conseguire questo risultato ovviamente rispettando le leggi fiscali nella loro totalità?

E’ possibile attraverso un conto assicurativo molto usato dalle banche ma che non permette al cliente di poter scegliere gli asset da inserire.

In pratica esistono gli strumenti ma sono del tutto standardizzati con dei costi che superano il 3% annuo nella maggioranza dei casi.

Il risultato è che non solo non si sfrutta il meccanismo per mancanza spesso di performance a causa degli alti costi ma anche, spesso, ci troviamo di fronte a costi di uscita o impossibilità di poter scegliere cosa inserire nel “contenitore” che spesso sono fondi della stessa emittente.

Insomma un classico pasticcio da conflitto di interesse.

La soluzione però esiste ed è anche alla portata di tutti:

Un conto assicurativo con la possibilità di scegliere gli asset da inserire e con dei costi molto contenuti.

Se ti interessa puoi pure cliccare su questo link.

https://meetings.hubspot.com/ale21

 

 

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MacroEconomia

La debolezza del dollaro vs un euro inspiegabilmente forte

Il dollaro contro l’Euro ormai viaggia a 1,22 e sembra non fermare la sua debolezza.

Questo comporta una sofferenza nei portafogli che contengono la valuta Americana perchè, nonostante tutto quel che può sembrare, gli asset più importanti in termine di capitalizzazione e innovazione sono quotati a Wall Street in dollari americani.

In parole semplici circa 60% dei titoli quotati anche all’interno dei fondi o ETF sono espressi in dollari e se questo scende, scende anche la loro quotazione.

Ma è davvero una perdita in conto capitale? No e ni questo caso si tratta di un miraggio monetario.

Le valute, come si può vedere dal grafico (dollaro vs Euro) sono destinate ad oscillare per bilanciare i deficit commerciali e sono movimenti naturali e frequenti.

La situazione odierna è simile al 2018 dove gli asset hanno sofferto non tanto per la discesa delle borse ma proprio per la debolezza della valuta americana.

Un investitore USA infatti non vede questa differenza o meglio vede un surplus di valore illusorio sugli asset Europei visto che dalla sua visuale vede un euro che si rafforza e quindi i suoi ETF o fondi che contengono azioni o obbligazioni in Euro salgono anche se le borse arrancano.

Nel breve periodo questa situazione può creare incertezza nell’animo dell’investitore ma nel lungo periodo la strategia di asset allocation pluriennale cancella o mitiga in maniera sostanziale e le oscillazioni dei cambi.

Quale potrebbe essere la battuta d’arresto di questo indebolimento? Forse, se guardiamo al 2018 la quota è 1,25 per poi tornare a rafforzarsi.

Ormai quindi ci siamo e come sempre, anche questa è un’occasione per investire nel lungo periodo approfittando di questa, ripeto, illusione monetaria che potrebbe rappresentare un piccolo vantaggio.

La diversificazione attuata in modo scientifico paga sempre con asset in contrapposizione tra loro e quindi decorrelati i quali permettono di attenuare gli effetti di brevissimo termine.

Chi sta investendo in modalità “accumulo” è un momento propizio.

 

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MacroEconomia

E-commerce: in crescita, nel 2022 nei paesi emergenti varrà 4000 miliardi

L’e-commerce in Italia cresce del 15% anche quest’anno in termini di volumi d’affari con un valore di acquisti che sfiora i 27 miliardi.

Nei Paesi sviluppati, l’acquisto online ormai rappresenta un mercato consolidato destinato a cresce a ritmi sostenuti ma non rappresenta una novità assoluta se pur ancora stupefacente.

Immaginiamoci di tornare indietro di 15-20 anni e pensare alle scelte che avremmo fatto nei nostri portafogli.

Avremmo inserito aziende dedicate all’ e-commerce e sviluppo (uno non esiste senza l’altro) di reti sempre più veloci di connessione?

Oggi titoli come Amazon sono famosi e il loro business ben definito e anzi già in fase di diversificazione come l’offerta “entertainment” con la piattaforma Prime Video e la produzione di film.

ma se tornassimo indietro, ripeto, li acquisteremmo? Credo che nessuno possa rispondere negativamente a questa ipotesi del tutto fantasiosa perchè non si può viaggiare indietro nel tempo, ma si può per esempio azzardare che questo trend secolare si possa ripetere con la stessa ampiezza se non superiore nei mercati che ancora hanno arretratezza nei sistemi informatici e di connessione.

Insomma il futuro del nostro recente passato si può ripetere nei mercati emergenti soprattutto africani.

(fonte dcommerce) “Ma nelle economie emergenti, il commercio elettronico è destinato a registrare un vero e proprio boom, dove si prevede da qui al 2022 una crescita sostenuta degli utilizzatori di smartphone, che sarà un fattore abilitante per l’impennata delle vendite di beni e servizi online. A prevederlo è una recente ricerca di The Boston Consulting Group, che parla di una crescita degli utenti internet in quelle regioni dai 2,1 miliardi di persone del 2017 ai tre miliardi del 2022, pari a tre volte il numero degli utenti attivi nelle economie sviluppate. Di conseguenza il valore della spesa influenzata dalla rete si aggirerà intorno ai 4mila miliardi di dollari”

Ma quali aziende scegliere in questo settore così difficile?

Vale la pena di fare stock picking e quindi avventurarsi nella selezione singola con le informazioni magari trovare su google?

Lo sconsiglio.

Esistono selezioni di fondi attivi ma anche alcuni ETF passivi a costi davvero molto competitivi, disponibili come è noto a tutti, per essere “inside” the next boom.

Senza svelarne il nome, propongo invece la composizione di un indice che registra la crescita di questo settore proprio in questi Paesi (e non solo) appena elencati.